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Cina: 5 anni di carcere per aver gestito un servizio VPN

Dic 28, 2017 Marco Schiaffino News, Privacy, RSS 0

La condanna è stata comminata sulla base delle leggi cinesi, che obbligano a registrare questo tipo di servizio Internet.

Una condanna a 5 anni e 6 mesi di carcere e una multa di 500.000 yuan (circa 64.000 euro) sono il prezzo pagato da Wu Xiangyang, un cittadino cinese processato con l’accusa di aver offerto un servizio VPN “illegale”.

Le Virtual Private Network sono piuttosto popolari in Cina, non fosse altro che per il fatto che sono uno dei pochi strumenti che consente di aggirare la censura governativa e “bucare” il firewall di stato che filtra tutte le notizie sul Web.

Il governo cinese, per la verità, non ha proibito le VPN (come è avvenuto invece in Russia) ma subordina il diritto a fornire questo tipo di servizio a una sorta di “registrazione” presso le autorità. Insomma: offrire un servizio VPN non è illegale, ma bisogna farlo sotto il controllo del governo.

Le VPN rappresentano uno dei pochi modi per collegarsi a siti Internet e risorse al di fuori della Repubblica Popolare Cinese. Le autorità, però, le controllano attraverso un sistema di registrazione piuttosto ferreo.

Xiangyang, stando a quanto riportano fonti di stampa cinesi (se usate Google Translator impostate la traduzione su inglese, quella in italiano lascia a desiderare) avrebbe offerto i suoi servizi a partire dal 2013 e avrebbe avuto circa 8.000 clienti.

Nel corso dei suoi 4 anni di attività (le autorità lo hanno bloccato nel giugno 2017) avrebbe incassato circa 790.000 yuan (poco più di 100.000 euro) in buona parte evaporati a causa della multa comminatagli.

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