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Ott 03, 2017 Marco Schiaffino News, RSS, Vulnerabilità 0
Sono sette le falle di sicurezza che i ricercatori di Google hanno individuato in Dnsmasq, un software open source che offre le funzioni di DNS forwarder e di server DHCP utilizzato da router casalinghi, dispositivi della “Internet of Things” (IoT) e anche in alcune distribuzioni di Linux come Ubuntu e Debian.
Il team di Google ha rilasciato le informazioni sulle sette vulnerabilità solo dopo che è diventato disponile l’aggiornamento alla versione 2.78 che corregge tutte le falle.
Il problema, però, è sempre il solito: vista la tipologia di dispositivi che installa Dnsmasq, ci sono parecchi dubbi sul fatto che gli aggiornamenti vengano distribuiti e installati dagli utenti finali. Considerato che su Shodan risultano esserci più di 1 milione di dispositivi con attivo il servizio, il rischio è quello di assistere ad attacchi di massa come quelli registrati in passato con Mirai.
Una rapida ricerca permette di capire i contorni del problema. Quanti di questi dispositivi saranno aggiornati per bloccare un eventuale attacco?
E non si tratta di attacchi di poco conto. Alcune delle vulnerabilità (CVE-2017-14491, CVE-2017-14492 e CVE-2017-14493) consentirebbero infatti di avviare esecuzione di codice in remoto sul dispositivo vulnerabile.
La terza, in particolare, sarebbe secondo i ricercatori di Google terribilmente facile da sfruttare in abbinata a un’ulteriore falla (CVE-2017-14494) che permetterebbe di reperire informazioni dal server DHCP per aggirare i meccanismi di sicurezza.
La quinta falla di sicurezza (CVE-2017-14495) è considerata “minore” e consente di portare un attacco di tipo Denial of Service, mentre le rimanenti due (CVE-2017-14496 e CVE-2017-14497) consentono di mandare in crash il software attraverso un attacco remoto.
Nelle prossime settimane potremo capire quale sarà l’impatto delle vulnerabilità. Nel frattempo, meglio attivarsi per aggiornare tutti i prodotti potenzialmente a rischio.
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