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Mag 03, 2017 Marco Schiaffino Hacking, Malware, News, RSS 1
Non è di certo la truffa più originale o elaborata che si sia vista su Internet, ma Fabio Gasperini potrebbe pagare caro il suo tentativo di arricchirsi alle spalle di ignari inserzionisti pubblicitari.
Il sospetto pirata informatico avrebbe messo in piedi un sistema che gli permetteva di incassare cospicue somme di denaro semplicemente “gonfiando” i clic sui banner pubblicitari presenti sul suo sito Internet.
Per farlo, Gasperini avrebbe creato una botnet di server (collocati negli USA) che simulavano l’attività di normali visitatori sulle pagine Web da lui gestite.
L’idea gli era venuta dopo aver lavorato per una società di scommesse online insieme al fratello, dove avevano acquisito le conoscenze per accedere ai server e installare le backdoor che gli permettevano di controllare a distanza le macchine per fare in modo che eseguissero i clic sui banner pubblicitari.
L’uso di botnet per “drogare” le visite pubblicitarie è un trucco vecchio come… Internet.
A quanto pare, però, col tempo Gasperini è diventato troppo avido. Ha infatti cominciato a sfruttare la botnet da lui creata per offrire pacchetti pubblicitari basati sul “pay-per-click” anche ad altre società, emettendo anche regolari fatture e coinvolgendo alcuni amici nella sua “attività”.
Col tempo, il sistema ha attirato l’attenzione della Cyber Task Force dell’FBI, che in collaborazione con la Polizia Postale italiana e le forze dell’ordine olandesi, ha cominciato a indagare sulla vicenda.
La sua carriera di cyber-truffatore si è conclusa ad Amsterdam lo scorso luglio, quando è stato arrestato e tradotto a Roma. Adesso, però, Gasperini si trova ad affrontare un processo avanti il Tribunale del distretto di New York, dove gli sono contestati i reati di intrusione informatica, frode e riciclaggio.
Parte dei proventi della truffa, che secondo gli investigatori si sarebbe protratta dal 2011 fino al 2016, sono stati sequestrati all’indomani dell’arresto: 300.000 euro in contanti che l’accusato conservava nel suo appartamento a Venezia. I magistrati, però, ritengono che i profitti della truffa siano stati complessivamente più elevati.
AGGIORNAMENTO: Fabio Gasperini, tornato in Italia, ci ha chiesto di aggiornare il pezzo citando il risultato della sentenza. Dei cinque capi d’accusa che gli erano stati mossi è stato assolto per quattro, i più gravi, mentre è stato condannato a un anno, 100.000 dollari multa e 12 mesi di “supervisioned release” per il reato di effrazione informatica.
Fabio è già tornato in Italia e ha fatto ricorso contro la pena inflittagli, ritenuta troppo severa in quanto la più elevata mai comminata per il reato di cui è stato ritenuto colpevole.
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