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Gen 24, 2017 Marco Schiaffino Malware, Minacce, News, RSS, Trojan 0
Non contenti di aver creato un malware che secondo la società di sicurezza Check Point rappresenterebbe il 72% delle infezioni per sistemi Android, i creatori di HummingBad ne hanno sfornato una nuova versione.
Battezzato HummingWhale, ha lo stesso scopo del suo predecessore: fare soldi sfruttando i terminali infetti. Secondo i ricercatori che lo hanno passato ai raggi X l’anno scorso, HummingBad avrebbe infettato 10 milioni di dispositivi e avrebbe garantito ai suoi autori introiti per 300.000 dollari al mese, frutto del compenso ottenuto per ogni app installata.
La nuova versione sembra avere caratteristiche simili, ma anche qualche differenza sostanziale nella strategia. La versione precedente utilizzava un rootkit per installare le app indesiderate sui terminali passando inosservato.
***foto***Il nome è stato coniato partendo da quello della prima app in cui i ricercatori hanno individuato il malware: Whale Camera.
Quella nuova, invece, adotta un altro stratagemma: per prima cosa visualizza la pubblicità dell’app sul dispositivo infetto. Quando il proprietario cerca di chiuderla, HummingWhale la installa sul terminale.
Il colpo di genio, però, è che utilizza un modulo chiamato DroidPlugin, sviluppato in origine per eseguire macchine virtuali su Android. In questo modo le applicazioni vengono installate sullo smartphone, ma non risultano nell’elenco delle app installate.
Il proprietario del dispositivo, quindi, non ha modo di accorgersi della loro presenza e l’unico possibile segnale sarebbe la riduzione dello spazio disponibile in memoria. Non solo: usando questa tecnica HummmingWhale non ha bisogno di ottenere permessi particolari per installare le app.
Il malware, infine, ha una funzione che gli permette di accedere a Google Play per pubblicare recensioni e valutazioni delle app, garantendo ai suoi autori la possibilità di pubblicizzare altre app malevole.
Stando a quanto riportato da Check Point, HummingWhale sarebbe stato individuato in 43 app, 20 delle quali hanno superato i controlli di sicurezza di Google Play ed erano quindi disponibili nello store ufficiale.
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