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Gen 10, 2017 Marco Schiaffino Attacchi, Gestione dati, In evidenza, News, Privacy, RSS 0
Segnatevi questi nomi: Giulio e Francesca Occhionero. I due fratelli (ingegnere nucleare lui, esperta di finanza lei) sono probabilmente destinati a passare alla storia per aver creato e gestito una rete di spionaggio informatico senza precedenti.
La botnet, battezzata EyePyramid, non aveva solo dimensioni notevoli (più di 20.000 computer compromessi) ma soprattutto contava tra le sue vittime personaggi di altissimo livello, come il presidente della Banca Europea Mario Draghi, l’ex premier Mario Monti o il comandante generale della Guardia di Finanza Saverio Capolupo.
Il vero “big fish”, però, è l’ex premier e segretario del PD Matteo Renzi. Stando a quanto riportato dalle agenzie, infatti, gli Occhionero ne avrebbero violato la posta elettronica personale (matteorenzi@me) ottenendo di conseguenza anche l’accesso ai dati conservati nel suo iPhone.
Il trojan utilizzato dai due fratelli, residenti a Londra ma domiciliati a Roma, gli permetteva di esfiltrare informazioni dai computer infetti e avere accesso a informazioni riservate che, secondo gli investigatori, avrebbero utilizzato per creare dossier su una quantità impressionante di personaggi politici e non.
L’elenco è lunghissimo e comprende, tra gli altri, Piero Fassino, Daniele Capezzone, Ignazio La Russa e Vincenzo Scotti, Alfonso Papa, Walter Ferrara, Paolo Bonaiuti, Michela Brambilla, Luca Sbardella, Fabrizio Cicchitto, Vincenzo Fortunato, Mario Canzio, il cardinale Gianfranco Ravasi, Poalo Poletti della Guardia di Finanza, ma anche membri di logge massoniche e funzionari di enti pubblici a qualsiasi livello.
Le accuse per gli Occhionero sono di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza di Stato, accesso abusivo a sistema informatico, intercettazione illecita di comunicazioni informatiche.
I malware era controllato tramite un server C&C situato negli Stati Uniti.
Il sistema sarebbe in funzione addirittura dal 2011 e le indagini sarebbero partite solo qualche mese fa, dopo l’intercettazione da parte del CNAIPIC (Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche) di un’email con in allegato il malware.
La botnet era controllata da un server Command and Control negli USA, mentre i dati venivano riversati su diverse macchine conservate in luoghi diversi.
Pochi i dettagli per il momento disponibili riguardo il funzionamento del malware EyePyramid. La Polizia Postale parla infatti di “accesso alle caselle di posta elettronica”, ma anche di “totale controllo del sistema infetto”. Si tratterebbe, quindi, di un classico trojan.
Resta da capire se i due fratelli abbiano agito da soli (assai improbabile) e, nel caso avessero avuto una struttura intorno a loro, a chi facesse riferimento.
AI responsabili della sicurezza di palazzo Chigi e degli altri soggetti interessati rimane invece l’arduo compito di spiegare come sia stato possibile che dispositivi così “sensibili” siano stati compromessi con estrema facilità e, soprattutto, come il malware non sia stato rilevato per ben 5 anni.
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