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Set 05, 2016 Marco Schiaffino News, Prodotto, Vulnerabilità 0
Una semplice sequenza di comandi e l’uso di un semplice software avrebbe permesso di accedere alle informazioni personali di alcune versioni del Nexus 5X.
La scoperta della vulnerabilità si deve all’XForce Team di IBM, che ha comunicato il problema a Google consentendo ai suoi sviluppatori di mettere a punto la patch che ha risolto il problema.
La vulnerabilità riguardava i primi modelli dello smatphone, equipaggiati con bootloader bhz10i/k. La falla non è invece presente nella versione del bootloader bhz10m, implementata a partire dal marzo scorso.
Nell’occhio del ciclone c’è la modalità fastboot, che può essere avviata tenendo premuto il tasto per abbassare il volume durante l’avvio del dispositivo. In questa modalità è possibile connettersi via USB allo smartphone, anche se (in teoria) il collegamento non dovrebbe permettere alcuna azione pericolosa.
I ricercatori di IBM, però, hanno scoperto che inviando il comando fastboot oem panic (un nome un programma) viene provocato un crash del bootloader che ha come conseguenza un completo memory dump attraverso il collegamento USB.
Se un pirata avesse avuto tra le mani lo smartphone, avrebbe potuto estrarre tutte le informazioni che voleva.
Analizzando i dati così ottenuti con uno strumento come QPST Configuration è possibile estrarre informazioni riservate, come la password, e accedere di conseguenza al dispositivo e a tutte le informazioni in esso contenute.
L’attacco, specificano i ricercatori IBM, può essere portato verosimilmente solo in una situazione in cui il pirata ha accesso fisico al dispositivo.
Per poter sfruttare la vulnerabilità in remoto sarebbe necessario acquisire il controllo di un computer che abbia accesso allo smartphone tramite Android Debug Bridge, il sistema a righe di comando che consente di controllare il dispositivo da computer.
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