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Giu 27, 2016 Marco Schiaffino Approfondimenti, Gestione dati, News, Privacy, Scenario 0
Password condivise tra tutto il personale, scarsa gestione dei permessi nell’accesso ai dati e credenziali per il login scarabocchiate su post-it appesi ai muri.
È questo il panorama descritto da una ricerca effettuata da University of Pennsylvania, Dartmouth College e University of Southern California sulla cyber-sicurezza in ambito ospedaliero.
Le conclusioni della ricerca, però, sono piuttosto sorprendenti e vengono riassunte già nel titolo della pubblicazione: “Vuoi la mia password o un paziente morto?”.
Stando a quanto dicono i ricercatori, infatti, la scarsa attenzione dedicata alle procedure di sicurezza informatica non sarebbero dovute tanto a sciatteria o pigrizia, quanto al fatto che il loro rispetto avrebbe conseguenze negative sull’attività del personale medico.
In particolare, i lavoratori del settore ospedaliero ritengono che le rigide norme per l’autenticazione richiedano troppo impegno, ostacolino il lavoro di squadra e, in definitiva, rendano meno efficiente il sistema.

Eseguire il login durante un’emergenza viene percepito come una perdita di tempo… come dare torto ai medici?
Impegnati in turni massacranti e con un ritmo di lavoro elevatissimo, gli impiegati degli ospedali trovano davvero difficile custodire gelosamente i loro account o cambiare periodicamente le password.
D’altra parte, dargli torto è difficile. Basta immaginare una “serata tipo” in un pronto soccorso di una grande città per comprendere quanto possa risultare fastidioso aderire con rigore alle regole.
Certo, se l’insofferenza degli addetti ai lavori nei confronti delle paranoie sulla cyber-sicurezza è più che comprensibile, sull’altro piatto della bilancia di contro c’è il problema del tipo di dati che si trovano a gestire.
Informazioni mediche e personali sono giustamente considerate come “sensibili” e meritano un trattamento speciale.
Il problema, più che altro, è che i sistemi di autenticazione tramite password sono uno strumento ormai superato e sarebbe tempo che qualcuno trovasse soluzioni più semplici per salvare capra e cavoli. Anche negli ospedali.
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