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Mag 31, 2016 Marco Schiaffino News, Privacy, Scenario 0
Con un provvedimento dello scorso 29 maggio, l’Iran ha intimato a tutti gli operatori stranieri che gestiscono servizi di Istant Messaging di trasferire tutti i dati relativi all’attività di cittadini iraniani sul suo territorio.
L’ordine, emesso dal Consiglio Supremo del Cyberspazio, concede un anno di tempo per adeguarsi alla nuova regola.
La nuova restrizione si somma alle norme che limitano l’accesso ai social network e la forte censura sul Web, ma nonostante i primi commenti da parte della stampa internazionale abbiano puntato il dito sulla volontà del regime di aumentare il controllo sulle attività online dei suoi cittadini, la mossa del governo iraniano si presta a letture differenti.
L’obbligo di memorizzare i dati sul territorio iraniano, infatti, non darebbe molti vantaggi ai servizi segreti iraniani nell’accesso alle comunicazioni.
La maggior parte dei servizi di messenger, infatti, hanno adottato ormai sistemi di crittografia end-to-end che impediscono agli stessi gestori del servizio di accedere ai messaggi e ai contenuti scambiati dagli utenti.

Anche se i server fossero spostati in Iran, le autorità iraniane non potrebbero accedere tanto facilmente a messaggi e contenuti.
L’obbligo di trattare i dati su territorio iraniano, piuttosto, potrebbe essere una mossa per impedire che quelle informazioni transitino sui server statunitensi per impedire che gli americani possano continuare le loro attività di spionaggio nei loro confronti.
La mossa, in ogni caso, avrà ripercussioni notevoli. Molti cittadini iraniani, nonostante le garanzie di carattere tecnico offerte da app come Telegram e Whatsapp, hanno già espresso sui social network l’intenzione di abbandonare i servizi nel caso in cui i server venissero spostati su territorio iraniano.
Il cortocircuito maggiore, però, potrebbe verificarsi altrove, cioè in quei paesi (come la Gran Bretagna e gli stessi Stati Uniti) i cui i governi hanno recentemente dimostrato una scarsa tolleranza nei confronti dei sistemi di messaggistica a crittografia “forte”.
Da qui a un anno, infatti, qualsiasi tentativo di indebolire per legge il sistema di cifratura usato dai Messenger si ripercuoterà inevitabilmente sulle garanzie delle libertà civili degli iraniani.
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