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Set 11, 2018 Marco Schiaffino Gestione dati, News, Privacy, RSS 0
I problemi di privacy sono molto simili a quelli che hanno travolto Doctor Adware, l’app che Apple ha rimosso dal suo store in seguito alla denuncia che ha messo a nudo la presenza di un sistema in grado di registrare (e inviare a un server esterno) la cronologia di navigazione degli utenti Mac.
Questa volta, però, a finire nell’occhio del ciclone non è un qualsiasi cantinaro cinese, ma una società di sicurezza di primo piano come Trend Micro. L’accusa è di aver inserito nelle app un sistema che cattura una “istantanea” della cronologia di navigazione e la invia ai server dell’azienda.
Sul banco degli imputati ci sono sei applicazioni: Dr Cleaner, Dr Cleaner Pro, Dr. Antivirus, Dr. Unarchiver, Dr. Battery e Duplicate Finder, individuate dopo una prima segnalazione inviata da Privacy 1st, lo stesso ricercatore protagonista della cacciata di Doctor Adware, che ha pubblicato un altro video in cui illustra il comportamento dei prodotti Trend Micro.
Alla segnalazione è seguita a stretto giro la rimozione delle app da parte di Apple, mentre la società di sicurezza giapponese ha replicato con un comunicato stampa in cui ha specificato che i prodotti in questione segnalavano la funzionalità nell’EULA (i termini di utilizzo – ndr) e che i dati erano raccolti una sola volta, inviati a un server su Amazon US su territorio statunitense e accessibili solo a Trend Micro.
Giustificazioni che non hanno convinto molto gli utenti, prima di tutto perché la conservazione dei dati su territorio statunitense non è una grande garanzia, in secondo luogo perché aggrapparsi all’inserimento nei termini di utilizzo (per essere ancora più chiari stiamo parlando di quei “papiri” visualizzati al momento dell’installazione e che nessuno sano di mente può pensare di leggere da cima a fondo) non è proprio una delle risposte che piace di più all’utente medio, che difficilmente gradisce l’idea di essere fregato dalle clausole.
A favore di Trend Micro c’è da dire che qualsiasi accusa di violazione della privacy rivolta a un prodotto per la sicurezza del computer si muove su un terreno piuttosto scivoloso. Il fatto che un’applicazione che protegge il sistema di sicurezza abbia un livello di accesso superiore ad altri software, infatti, è più che accettabile.
Il vero errore della società di sicurezza, come viene ammesso anche in un comunicato ufficiale in continuo aggiornamento, è stato quello di inserire la funzione anche in applicazioni che con la sicurezza non hanno nulla (o poco) a che fare.
Un pasticcio che dalle parti di Trend Micro imputano al fatto di aver erroneamente inserito lo stesso modulo in tutte le applicazioni, anche quando non avrebbe dovuto essere presente. L’azienda, in ogni caso, ha comunicato ai suoi utenti di aver rimosso le funzionalità ed eliminato i log raccolti sui server.
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