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Nov 14, 2016 Marco Schiaffino Hacking, News, RSS, Vulnerabilità 0
Esistono molte tecniche “alternative” a un malware per spiare l’attività di un utente. Le ricerche in questo campo comprendono l’analisi del rumore prodotto dall’hard disk e varie tecniche di intercettazione delle frequenze emesse dal computer durante la sua attività.
Un filone particolarmente affascinante, però, è quello che riguarda l’uso delle connessioni Wi-Fi per “mappare” i movimenti delle dita di chi si trova in prossimità di un router.
Lo avevano già fatto alcuni ricercatori dell’Università del Michigan e dell’Università di Nanjing, prendendo di mira le normali tastiere per PC. A confermare le potenzialità della tecnica, ora arriva un altro studio a cura di un gruppo di ricercatori della Jaio Tong University di Shanghai, della University of Massachusetts di Bostone della University of South Florida.
Questa volta, però, la tecnica è stata usata per rilevare i movimenti delle dita sugli schermi touchscreen di smartphone e tablet.
Il principio rimane lo stesso: sfruttare la tecnologia Multiple-Input Multiple-Output (MIMO) dei moderni sistemi Wi-Fi per dedurre i movimenti delle dita di chi sta usando un dispositivo nell’area.
Nel mirino, in particolare, finisce la CSI (Channel State Information) che adatta le modalità di trasmissione tramite le antenne agli “ostacoli” che si frappongono alla propagazione del segnale.
Il sistema, in particolare, è abbastanza sensibile da rilevare alterazioni minime come la posizione delle dita di chi sta digitando su uno smartphone, consentendo così di registrare le variazioni e collegarle a ciò che viene digitato.
A ogni numero premuto di un PIN corrisponde un diagramma CSI. Niente di più facile… o quasi
Tutto ciò che serve per portare un attacco del genere, che i ricercatori hanno battezzato WindTalker, è avere un hotspot WiFi aperto a cui la vittima si collega. Non è necessario utilizzare nessun altro tipo di dispositivo. Con un po’ di “allenamento”, il sistema è in grado di raggiungere l’81,7% di accuratezza nel rilevare i tasti premuti.
In pratica, il sistema messo a punto dai ricercatori crea una connessione tra i rilevamenti del sistema CSI e i pulsanti premuti sullo schermo, consentendo di ricostruire la posizione delle dita in un determinato momento e, di conseguenza, risalire a tutto ciò che viene scritto.
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