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Ago 24, 2016 Marco Schiaffino Attacchi, Malware, News, RSS 0
La tecnica è sempre la stessa: prima gli attacchi mirati attraverso spear phishing, poi l’infiltrazione nella rete per raggiungere le informazioni riservate. Infine il furto di dati. A finire nel mirino del gruppo di cyber-criminali battezzato “Operation Ghoul” sono state centinaia di aziende in più di 30 paesi.
I pirati informatici, secondo quanto ricostruito dagli analisti del GReAT Team di Kaspersky Lab, prediligono colpire aziende attive nel settore manifatturiero per sottrarre informazioni che gli permettono di sottrarre denaro alle aziende o impossessarsi di segreti industriali che rivendono sul mercato nero.
Nella selezione dei bersagli, il gruppo dietro Operation Ghoul punta in alto: amministratori delegati, dirigenti e manager sono gli obiettivi preferiti nella campagna di distribuzione del malware.
Una scelta che gli consente di colpire immediatamente i dispositivi su cui è più probabile che transitino informazioni interessanti.
Dal punto di vista geografico, la distribuzione delle vittime è piuttosto varia. Tra i paesi più colpiti la Spagna, il Pakistan, gli Emirati Arabi Uniti e l’India. In Italia, invece, le vittime non sarebbero più di tre.
Gli attacchi hanno interessato più di 30 paesi in tutto il mondo.
La strategia offensiva è quella classica degli attacchi mirati. Tutto parte con l’invio di mail di spear phishing, alle quali sono allegati file compressi che vengono spacciati per documenti amministrativi (fatture od ordini) o comunicazioni commerciali.
All’interno degli archivi in formato 7z, però, si annida un malware (EmiratesNBD_ADVICE.exe) derivato da HawkEye, uno spyware commerciale in grado di agire come keylogger, registrare le credenziali di accesso alle caselle email e ai server FTP, ai servizi di istant messaging e ai siti Web.
Una volta installato sul computer il malware trasmette le informazioni sottratte tramite email e collegandosi all’indirizzo IP 192.169.82.86, che stando alle indagini dei ricercatori farebbe riferimento a un server compromesso dai pirati e utilizzato per la gestione di numerosi malware.
Lo stesso server, secondo quanto ricostruito dal GReAT, sarebbe stato utilizzato per ospitare pagine di phishing, che permettevano al gruppo di sottrarre credenziali di accesso a vari servizi.
In definitiva, la scoperta di Operation Ghoul getta un’ombra sulle capacità delle aziende di proteggere le loro risorse dagli attacchi informatici. Gli attacchi in questione, infatti, non rappresentano qualcosa di nuovo o particolarmente sofisticato.
Si tratta di strumenti conosciuti e (teoricamente) facilmente rilevabili. Il fatto che una campagna di infiltrazione simile abbia potuto colpire un così alto numero di aziende in tutto il mondo, quindi, è un segnale per lo meno preoccupante.
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