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Giu 08, 2020 Marco Schiaffino Attacchi, In evidenza, Malware, News, RSS 0
Nel caso di Zorab, il detto “piove sul bagnato” non rende a sufficienza l’idea. Il malware, comparso da qualche tempo e segnalato da Michael Gillespie, viene spacciato come uno strumento per decrittare i file “presi in ostaggio” da STOP Djvu, un ransomware piuttosto conosciuto.
Se nei mesi scorsi erano già comparsi alcuni software in grado di contrastare il sistema di codifica di STOP Djvu, le ultime versioni sembrano invece resistere ai tool sviluppati dagli esperti di sicurezza e la tentazione di utilizzare un programma gratuito per decodificare i file è comprensibile.
In questo caso, però, si tratta di un brutto errore: il tool, infatti, non è altro che un ulteriore ransomware, che applica ai file un secondo livello di codifica e chiede a sua volta il pagamento di un riscatto.
Hmm, someone released a decryptor for #STOP #Djvu?
Oh wait… it’s more fucking #ransomware. Don’t trust anything you find online saying it can decrypt Djvu unless it is from ME. This is just one example of the shaddy shit victims are falling for when they don’t believe me. pic.twitter.com/eWjtB8UpJe— Michael Gillespie (@demonslay335) June 5, 2020
Purtroppo, la strategia dei pirati informatici rischia di avere un certo successo. STOP Djvu, infatti, è il ransomware che ha raggiunto la maggiore diffusione (per lo meno a livello numerico) degli ultimi anni.
Si tratta di un classico crypto-ransomware che, a differenza dimolti dei suoi “colleghi” più recenti, non prende di mira le aziende ma gli utenti domestici. In particolare, il ransomware viene distribuito all’interno di crack per software e videogiochi.
Le vittime di STOP Djvu che si rivolgono al tool di decodifica si trovano di fronte a una finestra che, apparentemente, dovrebbe avviare la procedura di decrittazione dei file compromessi dal ransomware.

Il risultato, però, è opposto: Zorab esegue un altro passaggio di codifica su tutti i dati memorizzati sul computer e visualizza un messaggio in cui invita la (doppia) vittima a contattare i pirati per accordarsi sul pagamento del riscatto che gli permetterà di ricevere la chiave di decodifica.
I file con la richiesta di riscatto (–DECRYPT–ZORAB.txt.ZRB) sono inseriti in tutte le cartelle in cui sono presenti dei file crittografati. Nel messaggio non è specificata l’entità del riscatto richiesto dai pirati informatici.
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