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Mag 08, 2023 Dario Orlandi RSS 0
Sophos ha pubblicato il rapporto Active Adversary Report for Business Leaders, che offre una panoramica dettagliata sulle strategie di attacco della criminalità informatica nel corso dell’ultimo anno.
Il documento si fonda sull’analisi di oltre 150 interventi di Incident Response (IR) gestiti dall’azienda in 31 Paesi; i settori più colpiti sono il manifatturiero (20%), la sanità (12%), la scuola (9%) e il retail (8%).
Il lavoro dei ricercatori di Sophos ha consentito di identificare più di 500 tecnologie e strumenti, tra cui 118 file binari di tipo “Living off the Land” (LOLBin). I LOLBin sono file eseguibili che si trovano naturalmente all’interno dei sistemi operativi, a differenza del malware; perciò, è difficile bloccarli quando gli autori degli attacchi li sfruttano per le loro attività illecite.
Sophos ha rilevato che le vulnerabilità non risolte rappresentano la causa primaria più frequente di accesso iniziale a un sistema.
Nella metà dei casi studiati nel rapporto, i cybercriminali hanno sfruttato le vulnerabilità ProxyShell e Log4Shell (risalenti al 2021) per infiltrarsi nelle reti delle loro vittime. La seconda causa più comune evidenziata dagli esperti di Sophos è l’utilizzo di credenziali compromesse.
John Shier, field CTO, commercial di Sophos
John Shier, Field CTO di Sophos, ha commentato: “Quando gli autori degli attacchi non forzano i sistemi per accedervi, è perché riesco ad entrare con un normale login. La realtà è che lo scenario è cresciuto di volume e complessità fino al punto in cui dalla prospettiva dei responsabili della protezione delle reti, non vi sono punti deboli evidenziabili”.
“Per la maggior parte delle aziende, i tempi in cui ci si poteva muovere autonomamente sono finiti. Oggi si trovano a dover affrontare minacce e attacchi di ogni tipo, ovunque e contemporaneamente. Esistono tuttavia tool e servizi che le aziende possono utilizzare per alleggerire parte del loro carico difensivo così da potersi concentrare sulle priorità del loro core business”, ha proseguito Shier.
Il team IR di Sophos ha analizzato una vasta gamma di attacchi e ha riscontrato che in oltre due terzi dei casi (68%) è stato coinvolto il ransomware, dimostrando come questo fenomeno rappresenti ancora una delle minacce più attuali per le aziende.
Il ransomware è stato anche responsabile di quasi tre quarti delle attività di investigazione svolte dal team di Sophos IR nell’ultimo triennio. Nonostante questa tipologia di attacco continui a dominare lo scenario delle minacce, nel corso del 2022 il tempo di permanenza dei cybercriminali è complessivamente diminuito da 15 a 10 giorni.
Nel caso del ransomware, il tempo di permanenza è sceso da 11 a 9 giorni, mentre la riduzione è stata ancora più significativa per gli attacchi che differiscono dal ransomware, riducendosi da 34 giorni nel 2021 a soli 11 giorni nel 2022.
Tuttavia, a differenza degli anni precedenti, non sono state riscontrate variazioni significative dei tempi di permanenza paragonando aziende o settori di dimensioni differenti.
Shier ha dichiarato: “Le aziende che hanno implementato con successo difese stratificate costantemente monitorate stanno registrando risultati migliori se si considera la gravità degli attacchi. L’effetto collaterale di un miglioramento delle difese è quello di costringere gli avversari a muoversi più rapidamente per portare a compimento i loro attacchi”.
“La conseguenza è che attacchi più rapidi hanno bisogno di essere rilevati prima. La sfida tra autori dell’attacco e difensori proseguirà nella sua escalation e chi non dispone di un monitoraggio proattivo ne pagherà gli effetti più pesanti”.
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