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Set 17, 2021 Marco Schiaffino In evidenza, News, RSS, Vulnerabilità 0
Quattro vulnerabilità nell’agent Open Management Infrastructure (OMI) minacciano di aprire la strada ad attacchi devastanti sulle piattaforme cloud Azure.
Il set di falle di sicurezza, battezzato con il nome di OMIGOD proprio per sottolineare la gravità della situazione, permetterebbe non solo l’elevazione di privilegi, ma anche l’esecuzione di codice in remoto sulle macchine affette dalle vulnerabilità.
Secondo i ricercatori di Wiz, che hanno individuato e descritto la falla in un report pubblicato sul loro blog, il problema riguarderebbe oltre la metà delle istanze attive su Azure.
Un dato confermato anche dal livello di severità assegnato ai bug: il più grave (CVE-2021-38647) ha infatti ricevuto un punteggio CVSS di 9.8, mentre gli altri (CVE-2021-38648 e CVE-2021-38645) “solo” di 7.8. L’ultimo (CVE-2021-38649) ha invece un CVSS di 7.0.
Microsoft ha rilasciato la patch che consente di correggere le falle di sicurezza nell’ultima tornata di aggiornamenti, ma al contrario di quanto molti si aspettavano, la sua implementazione non è stata automatizzata sula piattaforma Azure.
Una scelta, quella dell’azienda di Redmond, che probabilmente ha a che fare con potenziali problemi di compatibilità. In altre parole, Microsoft non si prende la responsabilità (forse anche comprensibilmente) di eseguire un aggiornamento automatico che potrebbe boccare funzionalità e servizi dei suoi clienti.
Il problema è che OMI, agent che permette la gestione e il monitoraggio dei sistemi Unix/Linux sulla piattaforma cloud di Microsoft, in molti casi viene installato automaticamente nel momento in cui si esegue il setup di una macchina Linux su Azure.
Insomma: non è detto che tutti gli utenti abbiano la piena consapevolezza del fatto che nei loro sistemi sia presente un componente potenzialmente vulnerabile a un attacco informatico.
Non solo: chi ha implementato una nuova macchina su Azure negli ultimi giorni, secondo quanto viene riportato da molti utenti, si è ritrovato con versioni vulnerabili di OMI.
Le istruzioni per procedere agli aggiornamenti sono contenute in un documento pubblicato su Internet dalla stessa Microsoft.
La buona notizia è che per le stesse caratteristiche dell’agent, è piuttosto difficile che sia direttamente esposto su Internet. Questo significa che le probabilità di attacchi massivi che sfruttino OMIGOD sono basse. O almeno così si spera.
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