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Set 14, 2021 Marco Schiaffino In evidenza, News, Privacy, Prodotto, RSS, Scenario 0
Quando si parla di privacy e sicurezza, uno degli elementi che conta di più a livello di reputazione è l’affidabilità del fornitore di servizi a cui ci si rivolge. Non sempre, però, è possibile avere la certezza che quella reputazione sia (ancora) meritata.
Nel caso di ExpressVPN, per esempio, le cose sembrano essersi complicate parecchio. La società, tra le più apprezzate nel mondo consumer, è stata infatti acquisita per una somma notevole (quasi 1 miliardo di dollari) da Kape, una società britannica quotata in borsa.
Se, normalmente, un cambio di proprietà non preoccupa più di tanto gli utenti, nel settore delle VPN le sensibilità sono più “sviluppate” e per ottimi motivi. Chi decide di utilizzare un servizio di Virtual Private Netwrok, infatti, lo fa spesso per tutelare la sua privacy o proteggersi da eventuali intrusioni nella sfera privata. L’affidabilità e l’integrità del fornitore del servizio è, di conseguenza, un elemento fondamentale.
Come riporta The Register in un articolo pubblicato oggi, la storia di Kape non è propriamente rassicurante. Fino al 2018, infatti, si chiamava Crossrider e si occupava di un settore diverso, seppure sempre nell’ambito digitale.
Il suo nome era legato allo sviluppo e commercializzazione di estensioni per browser che iniettavano inserzioni pubblicitarie nelle pagine visitate. Insomma: un classico adware. Un modello di business che, a giudizio di molti, si colloca agli antipodi di quello svolto da ExpressVPN.
Con il cambio di nome, Kape ha cominciato a operare nel settore della cyber security e ha acquisito una serie di servizi VPN tra cui CyberGhost VPN, ZenMate e Private Internet Access.
Normale che nel settore qualche perplessità sia emersa, soprattutto se si considera che i casi di servizi VPN “poco affidabili” sono tutt’altro che rari. D’altra parte, l’utilizzo di un servizio di questo genere non è una garanzia assoluta di riservatezza.
I dati riguardanti la navigazione di chi usa una VPN, che la maggior parte dei servizi di questo genere promette di non tracciare, rappresentano un patrimonio facilmente monetizzabile nel mondo digitale. Insomma: la partita si gioca principalmente sulla fiducia.
Il vero nodo della questione, in questo caso, è un altro: quanto utenti di ExpressVPN sanno che l’azienda ha cambiato proprietà? E quanto futuri utenti che la sceglieranno sulla base della reputazione che si è guadagnata in passato avranno la consapevolezza del fatto che c’è stato quel cambio?
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