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Nov 09, 2016 Marco Schiaffino Attacchi, News, RSS, Vulnerabilità 0
È la Finlandia il primo paese in cui le vulnerabilità dei dispositivi della Internet of Things creano il cortocircuito perfetto.
Stando a quanto riportato dai giornali finlandesi, tutto sarebbe cominciato con un attacco DDoS che ha messo fuori uso il sistema di riscaldamento di due edifici a Lappeenranta (cittadina finlandese di 70.000 abitanti).
L’attacco, che sarebbe cominciato alla fine di ottobre e proseguito fino al 3 di novembre, ha costretto il gestore Valtia a riavviare più volte il sistema per cercare di ripristinarne il funzionamento.
Nel corso della settimana, di conseguenza, il riscaldamento non ha mai funzionato. Considerato il clima della Finlandia (mentre scriviamo in quella zona la temperatura è sotto zero) è facile immaginare lo sconforto degli abitanti, costretti in molti casi a lasciare le loro abitazioni.

La ridente città di Lappeenranta… a luglio. In questi giorni il panorama deve essere molto diverso.
La vicenda di Lappeenrant mette in luce i due aspetti più preoccupanti dell’IoT: da una parte i dispositivi possono essere facilmente reclutati nelle botnet dei pirati che li utilizzano come strumenti per i loro attacchi DDoS. Dall’altra, sono estremamente vulnerabili a numerose forme di attacco, come dimostrato recentemente da uno studio effettuato da alcuni ricercatori di sicurezza.
In questo caso, però, il paradosso è assoluto: secondo i ricercatori che hanno analizzato l’attacco DDoS che ha messo K.O. il riscaldamento dei palazzi, i pirati che hanno preso di mira i sistemi di Valtia avrebbero usato proprio la famigerata botnet Mirai, composta da migliaia di dispositivi IoT compromessi. Insomma: il classico cane che si mangia la coda.
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