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Set 22, 2017 Marco Schiaffino In evidenza, Malware, News, Privacy, RSS 0
L’allarme è stato lanciato da ESET ed è di quelli che fanno cadere le braccia: da qualche parte nel mondo c’è un Internet Service Provider (ISP) che agisce attivamente per diffondere un malware che permette di spiare il dispositivo compromesso.
Nel dettaglio stiamo parlando di FinFisher, un tool di spionaggio (che ha anche una versione mobile) sviluppato da Lench IT Solutions e che viene venduto a servizi segreti e forze di polizia di tutto il mondo, compresi paesi retti da dittatori che non brillano particolarmente per il rispetto dei diritti civili.
FinFisher è un classico trojan che consente a chi lo usa di prendere il controllo del computer infetto, intercettare le comunicazioni, copiare dati e installare qualsiasi altro genere di malware sul dispositivo.
Naturalmente per arrivare a questo punto è necessario riuscire a indurre la vittima a installare il malware, che fino a oggi era stato distribuito attraverso metodi piuttosto tradizionali, come lo spear phishing.
Ora si scopre che un ISP che opera in almeno due paesi (ma ESET non dice quali siano per questioni che possiamo definire di “ordine pubblico”) lo sta diffondendo, presumibilmente su “ordinazione” da parte di un qualche governo, attraverso una tecnica che non lascia scampo alle vittime.
I ricercatori di ESET sono piuttosto prudenti e nel loro report usano il condizionale, spiegando che l’attacco “sembrerebbe” essere portato direttamente dall’ISP. La descrizione della tecnica, però, lascia pochi dubbi.
In pratica l’attacco avviene al momento del download del file di installazione di un software di uso comune (i ricercatori citano Whatsapp, Skype, Avast, VLC e WinRAR) e consiste in un dirottamento attraverso il codice di risposta HTTP 307.
Quest’ultimo indica un reindirizzamento temporaneo di un collegamento. Detto in soldoni: l’ISP dirotta l’utente in modo che scarichi un file infetto al posto dell’applicazione legittima.
Ma quali sono gli indizi che portano a pensare all’attività di un ISP? Prima di tutto il fatto che un’ipotesi del genere è già stata concepita dalla stessa Lench IT Solutions che, come riporta un documento pubblicato da WikiLeaks, offre proprio una soluzione di questo tipo chiamata FinFly ISP.
Le analisi di ESET, poi, confermano la teoria: “la tecnica dell’infezione” scrivono nel report, “viene implementata allo stesso modo in entrambi i paesi colpiti, cosa che è molto improbabile a meno che non sia stata sviluppata e/o fornita dalla stessa fonte”. L’ultima conferma arriva dal fatto che tutti gli obiettivi interessati all’interno di un paese stanno utilizzando lo stesso ISP.
Se così fosse (come sembra) è chiaro che il provider non sta agendo di sua iniziativa ma su ordine delle autorità del paese. A confermarlo è anche il fatto che tra i software colpiti ci sia Threema, un messenger sicuro che utilizza un sistema di crittografia end-to-end e che viene usato spesso da giornalisti, attivisti politici e dissidenti. Esattamente le categorie di persone che finirebbero nel mirino di un regime intenzionato a spiare l’attività dei suoi oppositori.
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